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Protagonista di ogni società è la moda, dal latino modus che significa modo e maniera, temine successivamente ripreso dai francesi di fine Quattrocento, i quali impiegarono mode per designare un tipo d'abbigliamento in voga al tempo.

Per ripercorre la storia della moda e del costume dobbiamo però partire da molto prima, dagli Egizi che indossavano abiti ricamati e per così dire plissettati e dai Greci che adornano i loro celebri abiti (chiamati chitoni) a seconda delle mode, trasformando i rettangoli di lino e lana con originalità.

Anche l'essenziale toga indossata dai Romani in età repubblicana si è arricchita in base alle tendenze della moda, ai gusti personali e della classe sociale d'appartenenza, mostrando fin da allora come l'abito sia uno status symbol, e a riportare ordine in fatto di lusso ed eccessi sono intervenute le "leggi suntuarie", in vigore per secoli.

Numerosi sono, infatti, i provvedimenti assunti dagli imperatori e successivamente dai governanti per porre dei freni al lusso e all'originalità degli abiti, i quali erano sottoposti ad una rigida codificazione vincolante per tutti i cittadini che rischiavano multe in denaro o in alternativa la mancata assoluzione da parte dei preti.

La reproba sociale in fatto di moda è quindi antichissima e da sempre soggetta a tentativi di superamento, grazie ai quali peraltro nascono le nuove tendenze che trasformano il look delle persone, oggi come nel Seicento, secolo particolarmente fecondo per lo stile dei vestiti e degli accessori.

Nelle opulenti corti dell'Europa seicentesca s'impose, infatti, il desiderio di curare il look prendendo spunto dalle tendenze dei sovrani e dei nobili dei paesi vicini. In altri termini si sviluppa un gusto comune, frutto delle antenate delle modelle e delle riviste di moda, dal momento che iniziarono a diffondersi i primi giornali con disegni di abiti ed i nobili erano soliti spedirsi da una corte all'altra delle bambole con indosso gli abiti di moda per mantenersi sempre aggiornati.